di Armando Stella
Ricordate? «Il progetto nasce da un'idea di Claudio Abbado per riqualificare Milano, piantando 90 mila alberi: questo gesto costituirà un significativo contributo verso una città più vivibile, più sostenibile e più bella». Il lavoro di studio ora è chiuso. Nelle pagine del masterplan firmato da Renzo Piano e consegnato il 21 dicembre c'è una «visione complessiva del futuro urbano di Milano».
Una rigenerazione verde. Filosofia e giardinaggio. Riscoperta delle tracce austriache e francesi, ma vocazione Expo. Una rivoluzione etica, prima che estetica: tutti gli alberi - si inizia con oltre 3 mila tra frassini, aceri, platani e cedri - saranno «piantati in piena terra perché solo in questo modo si garantisce lo sviluppo della pianta». È la città nel verde già proposta da Luigi Figini («Grandi vegetazioni di bosco e di giardino»): Piano ha censito le aree adatte a innesti e integrazioni, da piazza Duomo all'ultima periferia, dalle radiali del centro alle circonvallazioni di fine Ottocento, fino agli spaccati in cui il quadro architettonico «è spesso modesto, talvolta triste e squallido». Il progetto definitivo presenta 12 luoghi simbolo (case study): il primo intervento, la «passeggiata alberata dal Castello al Duomo», sarà realizzato in primavera.
La sfida del maestro Abbado si fa concreta. Il masterplan prevede una rete d'alberi che innerva Milano e la collega al suo «limite naturale», l'anello orbitale dei parchi. Ma l'operazione più delicata è al cuore della città: piazza Duomo. Qui, sull'aiuola posizionata di fronte a Palazzo Carminati, Piano descrive un «blocco» di carpini su un basamento alto un metro e quaranta, una pedana pensata come «luogo piacevole d'incontro e di sosta»: «L'intervento non è un'alberatura, o un inverdimento della piazza del Duomo - si legge nel progetto - ma si pone nel solco di un dibattito aperto, da sempre, sull'incompiutezza dell'intervento di fine Ottocento». Il boschetto è una «citazione»: gli alberi sono il «fondale adeguato» per chiudere la piazza, la quinta scenica che sostituisce il Palazzo dell'Indipendenza mai realizzato dall'architetto Giuseppe Mengoni. E se poi non dovesse piacere? Il fondale ha una «caratteristica interessante», rassicura Piano: «La facile reversibilità dell'intervento». Come si alza, si toglie.
«Qui faccio solo il contadino e il geometra per Claudio», ha ironizzato l'architetto. La riforestazione di qui al 2015 - sviluppata in accordo con Comune e Soprintendenza - s'inserisce nel Piano del verde di Palazzo Marino e affianca Raggi verdi e Boschetti di benvenuto in periferia. Il team di Piano ha già verificato la «compatibilità» degli interventi con tram, parcheggi e flussi di traffico. Responso: si può fare.
Via Dante avrà 220 frassini (o aceri), un doppio filare con le chiome a 4,50-5 metri dal suolo per non «disturbare» i dehors dei caffè e «non intralciare visivamente» i negozi. In piazza Cordusio sarà ridefinita l'aiuola centrale ellittica «con una copertura erbosa» (o l'edera). Corso Genova, «radiale della città storica», 89 alberi. E proseguendo: 96 piante tra via De Amicis e Molino delle Armi (un filare continuo sul lato meridionale), 100 in viale Bligny e altrettante in Porta Volta, almeno 200 tra via Fiori Chiari, piazza del Carmine e via Formentini, circa 7 mila nel quadrilatero di corso Indipendenza.
È una teoria di filari rigogliosi, sul modello dei boulevard del piano Masera d'inizio Novecento, non di sterili decorazioni in vaso (tipo: Vittor Pisani). La dote maggiore sarà riservata a circonvallazioni e periferie: un migliaio d'alberi lungo i viali delle Regioni, 600 al Forlanini e 180 in Palmanova, 1.250 in via dei Missaglia, un migliaio tra largo Tel Aviv e via Cesana.
Oltre a «ingentilire» strade e piazze, il bosco urbano avrà un impatto enorme sulla qualità dell'aria: i 90 mila alberi assorbiranno 36 tonnellate di polveri sottili e 2,7 milioni di chilogrammi di anidride carbonica. L'effetto? «Un raffrescamento estivo pari a 110 mila condizionatori funzionanti 24 ore su 24». Non basta? La città verde «compensa l'inquinamento corrispondente a 4.500 autovetture l'anno». Meglio di Ecopass.
Il cachet verde voluto da Abbado: «Il maestro alla Scala il 4 giugno»
In principio fu una provocazione sinfonico-ecologista. Era il 30 dicembre 2008: cosa dovrebbero offrirle, maestro, per tornare a dirigere alla Scala? «Un cachet fuori dall'ordinario. Novantamila alberi piantati a Milano. Un pagamento in natura. Se accadrà, sono pronto a tornare. A Milano, alla Scala». La scommessa è vinta: Claudio Abbado sarà sul podio del Piermarini il 4 e il 6 giugno 2010 con l'Ottava Sinfonia di Mahler, dopo 24 anni di assenza dal teatro. La provocazione è stata subito raccolta dal soprintendente Stéphane Lissner, dal sindaco Letizia Moratti e dall'ex presidente della Provincia, Filippo Penati. Il progetto dei «90 mila alberi per Milano - 220 alberi sull'asse di via Dante» è stato definito in un anno di lavoro da un gruppo di amici di Abbado, sotto la regia di Renzo Piano: l'idea è stata tradotta in realtà dall'architetto premio Pritzker nel 1998 assieme con Alessandro Traldi e Franco Giorgetta, con il coordinamento di Alberica Archinto, la consulenza di Guido Rossi e Giorgio Ceruti, in «stretta collaborazione» con il soprintendente ai Beni architettonici, Alberto Artioli, e con l'assessorato comunale all'arredo urbano di Maurizio Cadeo. Un lavoro certosino. Fatto di sopralluoghi e rilievi preliminari, analisi sulle aree da piantumare e indagini sugli ambiti da rinverdire: «La coesistenza delle alberature con i sottoservizi» - cavi, tubi e fibra ottica - «sarà invece indagata di volta in volta e caso per caso». Il sindaco Moratti si disse sicura, nell'aprile scorso, «che con l'aiuto del maestro abbatteremo ostacoli e resistenze». Ha avuto ragione. Il progetto è stato rifinito e condiviso da Piano con la soprintendenza persino sull'ambito d'intervento più delicato, il «volume» di alberi in piazza Duomo, un'innovazione che recupera e rispetta la tradizione: «Non si tratta solo di interventi estetici - commenta Artioli -. Il progetto del verde è un lungo cammino che può accompagnarci fino all'Expo 2015. E rappresenta l'idea di un modo diverso di vivere la città». Si stima, infatti, che i 90 mila alberi possano «abbassare» di 3 o 4 gradi la temperatura estiva di Milano. Un antidoto al processo di riscaldamento del suolo? Sì. Ma non è il caso di parlarne in questi giorni di allarme neve.
da: Corriere della Sera, 4 gennaio 2010, pp. 4-5