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giovedì 14 luglio 2011

Il futuro della scienza è nelle immagini

Dalle grotte di Lascaux alla Gioconda, al web: un cosmologo di Cambridge sottolinea la centralità dell'elemento figurativo

di John D. Barrow (trad. Maria Sepa)

Amiamo le immagini. Sono le prime cose che vediamo. La nostra mente non è stata fatta per i numeri, le lettere, i libri contabili, gli spartiti musicali o le equazioni matematiche - tutto questo è solo un'appendice aggiunta alla storia umana. I nostri sensi si sono evoluti in un ambiente che abbiamo imparato a capire e ricordare in forma di immagine.
Da questi umili primi passi abbiamo ereditato una predilezione per le raffigurazioni. Le troviamo divertenti, educative, memorabili ed evocative. I primi reperti di antropologia culturale ci mostrano figure incredibilmente sofisticate, come quelle delle grotte di Lascaux, che sarebbero considerate opere d'arte anche secondo gli standard attuali. Le immagini hanno avuto un ruolo nel fornire alle società primitive legami utili per la loro sopravvivenza, hanno connotato interi periodi della storia umana con il loro stile e i loro soggetti e hanno mantenuto in vita tradizioni e memorie comuni per lunghi periodi di tempo. Sono state un riferimento per la contemplazione religiosa e ci hanno innocentemente usato come soggetti. In tutte queste occasioni le immagini cercano di rappresentare e racchiudere qualche aspetto della realtà in una forma che abbia un impatto immediato: qualcosa che sia memorabile senza bisogno cha la si ricordi.
Ogni ramo dell'attività umana ha le sue icone. Tutti ne conosciamo molte nei campi dell'arte e del design. Dalla Gioconda all'Alhambra, alla mappa della metropolitana di Londra, alcune immagini si impongono nel tempo ed esercitano una grande influenza. Danno forma alla nostra percezione e concezione del mondo. Lo stesso accade nella scienza. Alcune immagini hanno accompagnato i nostri progressi nella comprensione dell'universo, altre si sono dimostrate così efficaci nel comunicare la natura della realtà da entrare a far parte del processo stesso del pensiero, come i numeri o le lettere dell'alfabeto. Altre ancora, altrettanto autorevoli, ci sono diventate così familiari da passare inosservate nella pratica scientifica, sono entrate a far parte del vocabolario della scienza che usiamo senza pensarci.
Le immagini e le figure hanno avuto un ruolo fondamentale nel plasmare la nostra visione scientifica del mondo. Alcune sono così poco evidenti da determinare il nostro modo di fare scienza o di descrivere la realtà senza che ce ne accorgiamo. Altre sono icone onnipresenti e dominano la presentazione di interi rami della scienza o della sua storia. Altre ancora sono di natura estetica, ma con un substrato scientifico che le rende importanti per la nostra storia.
L'uso di diagrammi e figure nella scienza e nella sua esposizione è un'attività che non ha più un imperativo artistico. A volte gli scienziati che creano una nuova forma di rappresentazione visiva tracciano loro stessi quelle immagini, ma più spesso la versione finale viene eseguita da altri. Un disegnatore tecnico (o anche un programma di computer) produrrà dai loro schizzi una versione più gradevole. Quale vero artista seguirebbe questa via? Gli scienziati cercano di presentare le informazioni in modo immediatamente riconoscibile, ma a volte accade che i loro sforzi acquistino una durata e un'autorità maggiori di quanto avessero mai immaginato.
Nel fare queste considerazioni, notiamo un potente stimolo tecnologico che fornisce agli scienziati nuovi modi di utilizzare le immagini. Negli ultimi vent'anni abbiamo assistito a una delle più grandi rivoluzioni della storia umana. La creazione e la rapida diffusione di Internet e del World Wide Web hanno radicalmente mutato il nostro modo di pensare e di raccogliere informazioni, superando la capacità biologica dei singoli individui e consentendo il reperimento e lo scambio istantaneo di immagini. L'intero sviluppo della scienza moderna, peraltro, è accompagnato da un aspetto fortemente visuale. L'avvento di computer piccoli e poco costosi, dotati di una grafica superba, ha cambiato il modo in cui molte scienze operano, e in cui tutte le scienze presentano i risultati di esperimenti e calcoli.
Molto tempo fa, i computer erano enormi e tremendamente costosi, ed erano appannaggio di grandi gruppi di ricerca ben finanziati, che studiavano questioni di grande portata. Costruivano bombe, predicevano il tempo, o cercavano di comprendere il funzionamento delle stelle. La rivoluzione del personal computer ha cambiato tutto. Ha permesso che si diffondessero studi su argomenti come il caos e la complessità. La matematica è diventata una disciplina sperimentale. Singoli individui possono seguire problemi prima inaffrontabili, semplicemente guardando quello che succede quando vengono elaborati dal programma di un personal computer. Il risultato, il più delle volte, è una sequenza di immagini o filmati dello sviluppo e del compiersi di un processo complesso. Non esiste una formula semplice che ci dica come le galassie assumano le forme e le dimensioni che vediamo, o che tipo di drammatica turbolenza risulti dalla serie di rapide attraversate da un fiume che scorre velocemente. Questi problemi sono troppo complessi per essere risolti con precisione usando solo carta e matita. Ma le immagini e i filmati riescono a mostrare i punti cruciali di questi fenomeni, trasformando le equazioni matematiche che controllano il loro comportamento in immagini. Il rapido sviluppo di una grafica spettacolare ha permesso a chiunque di presentare le sue conclusioni in un modo più visivamente sofisticato di quanto il cinema sapesse fare appena vent'anni fa. La rivoluzione del Pc ha reso la scienza più visiva e immediata. Ha migliorato la capacità intuitiva della mente umana di cogliere attraverso l'esperienza l'andamento di modelli complessi, creando film di esperienze immaginarie di mondi matematici.
Gli ultimi dieci anni hanno anche visto una crescente accentuazione della visualità in molte aree della cultura. I film sono sempre più contrassegnati dalla presenza di effetti speciali visivi. La gara a inserire sempre più immagini di catastrofi rende quasi superflua la trama. Il teatro sperimentale porta sul palcoscenico nuove sfide tecniche che amplificano l'esperienza visiva. La musica popolare è accompagnata dall'onnipresente video o Dvd, il suono non è più sufficiente. I film d'animazione hanno raggiunto nuovi livelli di sofisticazione, e persino i libri hanno i loro siti web. Le parole non bastano più.
In questo clima, la sfida è quella di pensare al ruolo delle immagini nella scienza, non solo oggi, ma nell'arco di molte centinaia di anni. Ci sono immagini, grafici, figure e mappe che hanno un ruolo chiave nell'ampliare la nostra comprensione del mondo. Nel mio libro Le immagini della scienza ho raccolto una selezione personale di queste icone speciali. Molte di queste immagini figurerebbero nella galleria scientifica della maggior parte di noi, mentre altre sono state scelte con criteri più soggettivi, dato che la loro importanza non è immediatamente evidente o il loro significato non è stato riconosciuto prima. Le immagini scientifiche spesso non riguardano solo la scienza. Possono essere interessanti perché sono di origine scientifica, ma hanno comunque un'innegabile natura estetica. Oppure possono essere state in primo luogo opere d'arte e possedere anche un messaggio scientifico. Ciascuna immagine ha una storia. A volte ci parla dell'autore, a volte dell'intuizione scientifica che ne scaturisce o della tecnica di rappresentazione, a volte succede che l'immagine in sé assuma un'importanza imprevista che stimola una linea di pensiero del tutto nuova, altre volte, infine, è semplicemente una rivelazione dell'inatteso.

da: TESTATA, DATA, p. PAG