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giovedì 27 settembre 2012

giovedì 20 settembre 2012

«Il mio velo islamico sul nuovo Louvre»

di Stefano Montefiori

Domani il presidente della Repubblica francese inaugura il Dipartimento di arti islamiche del Louvre disegnato dall'architetto italiano Mario Bellini con il collega francese Rudy Ricciotti. «Ricordo come è nato il progetto - racconta Bellini nell'albergo di Parigi dove è appena arrivato, in vista della cerimonia -. Nel mio studio, a Milano. Mi sono messo i guanti, ho preso un piccolo pezzo di lamiera stirata, e ho cominciato a piegarlo, a modellarlo con le mani, a vedere se riuscivo a realizzare quella specie di velo, di foulard che avevo in mente». Il primo passo verso lo spettacolare tetto ondulato e translucido, sorretto da otto pilastri e ottomila tubi, che racchiude 18 mila opere d'arte, veniva compiuto. Con quel pezzo di lamiera, poi trasformato in progetto tridimensionale digitale grazie a un software parametrico, Bellini e Ricciotti vinsero il concorso internazionale battendo avversari quotati come, tra gli altri, l'anglo-irachena Zaha Hadid.
Lo chiamano ala di libellula, velo, nuvola dorata, «qualche volta tappeto ma mi piace meno», dice sorridendo Bellini: è un prodigio architettonico che attira l'attenzione, ispira metafore e per la seconda volta nella storia del più grande museo del mondo - dopo la piramide di Ieoh Ming Pei nel 1989 - interviene sulla struttura del Louvre e ne amplia la superficie.
«Avevamo tantissimi limiti, ci veniva chiesto di usare la Corte Visconti che però è vincolata - racconta Bellini -. Ne siamo usciti rifiutando le soluzioni più semplici, come una grande vetrata stile grande magazzino o una nuova palazzina, e abbiamo proposto di scavare sotto la superficie, usando un tetto translucido in modo che la luce potesse filtrare e non si avesse la sensazione di stare sotto terra».
Il progetto e i materiali usati rispondono a un principio che Bellini definisce di «empatia dialettica»: «Il nuovo dipartimento ha una sua autonomia, ma chi è all'interno non si sente chiuso, vede le facciate della Corte Visconti ai lati e il cielo di Parigi sopra di sé: le due realtà sono diversissime, si affiancano e si rispettano, non ce n'è una che prende il sopravvento sull'altra. Le due culture restano distinte, ma dialogano da pari a pari». La metafora politica è evidente, nei giorni in cui il mondo islamico si è infiammato per il video insultante su Maometto: a pochi metri dal Louvre, sabato pomeriggio, oltre 150 fanatici hanno manifestato davanti all'ambasciata americana, ferendo quattro poliziotti. «Direi che migliore risposta non potevamo dare - commenta Bellini -. Considero l'inaugurazione del dipartimento proprio in questi giorni di tensione una meravigliosa coincidenza, per niente casuale: fu un decreto del presidente Chirac, il primo agosto 2003 in piena guerra del Golfo, a decidere la creazione di un ottavo dipartimento dedicato all'Islam, in un Louvre che per oltre un secolo ne aveva avuti sette. Sarkozy pose la prima pietra, e domani Hollande inaugura».
Perché ha vinto il concorso? «Per decenni ho passato il mese di agosto con la mia famiglia e quella di un amico, in pulmino Volkswagen e in tenda, visitando tutto il mondo islamico, dal Marocco al Bangladesh passando per Libano e Iran. Secondo me, nel progetto, qualcosa di quelle esperienze è rimasto».

da: Corriere della Sera, 17 settembre 2012, p. 31