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giovedì 13 gennaio 2011

Anticipare i bisogni di tutti: ecco il ruolo degli inventori

di Francesco Alberoni

Per diventare musicista, pittore, architetto, scrittore, scienziato devi prima imparare ciò che hanno già fatto i tuoi predecessori, capire come hanno risolto loro i problemi. Nelle fasi più avanzate dello studio, tanto nella grande scienza come nel grande artigianato, impari analizzando le opere dei maestri classici o contemporanei. Intanto i tuoi insegnanti ti indicano che testi approfondire, quali ricerche compiere, quali esperimenti fare, che problemi affrontare e per crescere, per perfezionarti, devi seguire le loro indicazioni.
Però se vuoi realizzare qualcosa di veramente originale, viene sempre un momento in cui ti devi distaccare tanto dai maestri del passato come da quelli del presente. Perché ogni epoca genera nuove tensioni, nuovi drammi, nuovi conflitti, nuovi dilemmi, nuovi bisogni, fa nascere nuovi problemi e richiede nuove risposte. Ed è questo il compito dell'inventore, di chi fa progredire la società: sentire, capire in anticipo cosa è cambiato, cosa serve e trovare le nuove soluzioni. Per questo uno deve staccarsi dal vecchio e spesso rifiutare anche l'opinione dei maestri.
E come fa un individuo a scoprire i problemi del suo tempo? Vivendoli in se stesso come curiosità, dubbio, dilemma, ponendosi le domande che nessuno si è ancora posto e resistendo all'opinione corrente che è sempre conformista e gli dice che sbaglia, che perde tempo. È questo che hanno fatto tutti i grandi imprenditori: hanno vissuto in se stessi le esigenze della propria epoca e intuito ciò che poteva esser richiesto dal pubblico. È così che sono stati inventati i nuovi prodotti, il grande cinema, la grande moda.
Tutte le opere importanti nascono quando l'individuo vive in sé il dramma e il sogno del suo mondo. I grandi scrittori, i grandi musicisti e i grandi registi hanno dato delle risposte alla loro epoca. Il Werther di Goethe alla gioventù romantica, Guerra e pace di Tolstoj a quella russa, la musica di Verdi ai patrioti italiani, quella di Wagner ai tedeschi. Il film «La dolce vita», già nel 1960, mostrava che stava avvenendo una rivoluzione del costume.
E oggi? Oggi, a causa della globalizzazione non c'è nessuna figura eminente che interpreta le tendenze generali. Vi sono troppe spinte in contrasto, troppe differenze culturali. Ma sono convinto che un po'dovunque stanno già nascendo idee e concezioni completamente nuove che per ora non arrivano ai grandi mezzi, ma che fra non molto sbocceranno lasciandoci stupefatti.

da: Corriere della Sera, 10 gennaio 2011, p. 1