Pagine

sabato 30 aprile 2016

Arte a San Bernardino [INCOMPLETO]

La Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Mantova, Cremona e Brescia ha finanziato il restauro di una serie di pregevoli tele

di Giovanni Rodella

Alla chiesa di San Bernardino sono stati da poco riconsegnati vari dipinti, restaurati per iniziativa e con finanziamenti della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Mantova, Cremona e Brescia. In questi ultimi anni si era ritenuto opportuno far convergere una consistente parte dei fondi ministeriali, richiesti per il recupero dei beni artistici non statali della provincia di Cremona, al restauro dello straordinario patrimonio di questa chiesa alla cui piena valorizzazione sono ormai da tempo impegnate tante istituzioni cremasche, pubbliche e private.
Data l'importanza che sotto il profilo pubblico la chiesa di San Bernardino riveste per l'intera città di Crema — si pensi solo al suo frequente utilizzo come auditorium — anche la Soprintendenza competente non poteva sottrarsi a questa generale mobilitazione, offrendo così il proprio concreto contributo per l'ultimazione della campagna di restauri dei dipinti in essa conservati.
Come noto, la chiesa di San Bernardino, insieme alla Cattedrale della quale è sussidiaria, concentra al suo interno un ingentissimo numero di opere d'arte, nella maggior parte eseguite nel corso dei secoli XVI, XVII e XVIII per le quattordici grandi cappelle che si aprono sulla grandiosa navata; e in parte minore provenienti anche da altri edifici religiosi cittadini.
Un po' tutti i maggiori artisti cremaschi, soprattutto del ‘600 e del ‘700, sono rappresentati con opere di grande rilievo. Pensiamo solo ai pittori Gian Giacomo Barbelli (1604-1656) e Giovanni Battista Lucini (1639-1686) dei quali la chiesa conserva importanti cicli di dipinti su tela e ad affresco.
Anche di Mauro Picenardi (1735-1809), forse il più grande pittore cremasco del ‘700, San Bernardino custodisce una splendida tela, raffigurante SAN FRANCESCO IN ADORAZIONE DELLA VERGINE E DI CRISTO IN GLORIA. Il dipinto, eseguito nel 1788 per la cappella del Perdono d'Assisi, sede all'interno della chiesa dell'omonimo consorzio è indubbiamente una delle opere più significative della piena maturità di questo artista, che fu esponente di una pittura particolarmente fluida e vibrante, fatta di tocchi sfrangiati e in luminosissima trasparenza, in linea con le correnti più in voga del rococò europeo. La vasta tela, che versava in condizioni conservative assai mediocri — a causa soprattutto delle deformazioni del supporto e della sporcizia inglobante pure moltissime schizzature di cera — è stata ripristinata nel 1998 dalle
restauratrici Elena Dognini e Annalisa Rebecchi che hanno anche provveduto, sempre con finanziamenti della Soprintendenza, al recupero di due piccoli dipinti raffiguranti angeli recanti un turibolo e una navicella. Le due telette, che dovevano avere funzioni meramente decorative, sono del pittore veronese Giovanni Brunelli (1644-1722), che operò a Crema nel primissimo ‘700, in particolare per la chiesa di San Bernardino, per la quale produsse dei dipinti raffiguranti l'ADORAZIONE DEI PASTORI — datato 1701 — e l'ELEMOSINA DI SANT'ELIGIO, sempre eseguiti con finanziamenti della Soprintendenza (e ad opera della restauratrice cremonese Omelia Bolzani), si è portato a intero compimento il ripristino del consistente gruppo delle opere del Brunelli.
Presente a Crema come altri pittori chiamati da fuori per far fronte ad un certo impoverimento artistico a seguito della prematura scomparsa del grande Giovan Battista Lucini (1686), il Brunelli mostrò di adattarsi alla tradizione pittorica locale, esibendo una facile vena narrativa, abbastanza vicina, per alcuni aspetti, ai modi più accattivanti di alcuni pittori cremaschi del ‘600, in particolare al Barbelli. L' ADORAZIONE DEI PASTORI — che, come reca l'iscrizione, fu eseguita a spese della congregazione di San Giuseppe — nell'impostazione a cerchio e nelle tipologie di alcune figure, in particolare dei pastori, sembra addirittura rievocare la grande pittura cremonese del tardocinquecento, di Antonio Campi e di Gervasio Gatti.
Le altre opere di San Bernardino restaurate sempre per iniziativa e con finanziamenti della Soprintendenza sono tre grandi dipinti, due dei quali del ‘600 sono da ritenersi sicuramente provenienti da altre sedi.
La prima tela, raffigurante MADONNA CON BAMBINO E I SANTI ANTONIO ABATE E ANDREA CON OFFERENTE, è situata nella seconda cappella di destra, dedicata al Perdono di Assisi. Una collocazione un po' impropria, che col tempo si spera di poter modificare, in quanto il dipinto occulta parte delle pregevoli decorazioni monocrome delle pareti. Anche se non si conosce l'autore, il recente restauro dell'opera (realizzato dalla restauratrice cremonese Elisabetta Attorrese) ha rimesso in luce la data d'esecuzione: 1601. All'interno di un tradizionale impianto compositivo piramidale, con il committente inginocchiato di profilo di fronte ai due santi, spiccano in particolare, per l'alta resa stilistico-formale, le immagini della Vergine e del Bambino.
Assai problematico si è rivelato il restauro del dipinto raffigurante SAN DIEGO IN CONTEMPLAZIONE DELLA VERGINE E DEL BAMBINO CON I SANTI FRANCESCO E BERNARDINO, attribuito a Uriele Gatti (figlio del ben più noto Bernardino) che operò, fino al 1602, soprattutto a Soncino e nei vicini territori del cremasco. La tela, da riferirsi con tutta probabilità ad un periodo compreso tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600, fu oggetto in passato di numerose ridipinture e, in varie zone, di totali rifacimenti, interventi che hanno in buona parte del tutto snaturato o completamente occultato le figure e l'impianto originale della composizione. È da presumersi che tali cambiamenti siano stati attuati poco tempo dopo l'esecuzione del dipinto, forse per un suo adattamento alla cappella in cui è attualmente collocato, che venne dedicata a san Diego nel corso del XVII secolo. Come si è riscontrato durante il restauro — eseguito dalle restauratrici Alberta Carena e Alessandra Ragazzoni — al di sotto della figura di san Diego emergevano, in trasparenza, tre sagome di figure oranti, forse i committenti, corrispondenti con tutta probabilità alla concezione originaria dell'opera. La Vergine e il Bambino non dovrebbero aver subito particolari modificazioni, e così il gruppo dei tre angeli cantori, particolare compositivo ripreso direttamente dall' ADORAZIONE DEI PASTORI di Bernardino Gatti, dipinta per la chiesa di San Pietro al Po di Cremona nel 1555.
L'ultimo dipinto restaurato è la splendida DECOLLAZIONE DEL BATTISTA CON l SANTI MARTA, FILIPPO E GIACOMO di Giovanni Battista Lucini (1639-1686). L'opera, proveniente dalla Chiesa cremasca di Santa Marta, è stata riferita agli anni 1674-75. In passato era stata integrata in alto e in basso da inserti di tela e da una cornice sagomata che modificarono la forma, con tutta probabilità ai fini di una nuova collocazione ad un altare di cui si ignora però l'ubicazione. Il dipinto, che si caratterizza per la singolare iconografia del Battista decollato attorniato da tre santi, di fronte ai quali è il piatto con la testa appena mozzata, fu purtroppo gravemente danneggiato in passato da un atto vandalico che comportò il ritaglio e l'asportazione della figura del Battista. ll difficile [pubblicato incompleto]

da: IL Nuovo Torrazzo, sabato 5 febbraio 2000